In queste ore in cui la memoria torna ai tanti momenti umani, personali, familiari del nostro ufficio, poiché ci vedono intenti a ricostruire il ricordo del Prof. Faranda, a dieci anni dalla sua scomparsa, ci sgomenta apprendere che non c’è più un’altra colonna portante del nostro ufficio di Piazzale Flaminio, oggi e di via Isonzo, prima. Colonna portante, già… perché Faranda aveva affidato a Giuseppina il compito non semplice di rendere gli uffici centrali del CoNISMa una “casa”.

Il CoNISMa, creatura ultima e massima di Faranda, non è mai stato un ufficio come tutti gli altri, al contrario rispecchiava, soprattutto nei primi anni di vita, il modo di vivere del suo inventore, fatto di lavoro strenuo e di condivisione: l’ufficio come casa, come comunità e non solo come luogo di lavoro. Faranda volle, quindi, che questa casa avesse una padrona che l’accudisse e che restituisse ai suoi abitanti quel calore delle case di una volta, come certe fattorie, dove si vive, si lavora, si crea.

Così Faranda diede a Pina il compito di mettere a tavola persone con gusti e tempi diversi, e come in ogni buona famiglia, anche gli amici, i colleghi che, passando dal CoNISMa, venivano invitati al desco anche all’ultimo minuto. A quella tavola si scambiavano idee, battute, esperienze nella leggerezza dell’informalità e quella “casa ufficio” era un punto di riferimento per tutti. Pina fu formidabile nel coadiuvare questo ménage voluto da Faranda. Come non avere nostalgia di quei momenti seduti intorno alla mensa del Consorzio a cui, spesso, contribuivano le prelibatezze dei professori provenienti dalle più disparate parti d’Italia.

Il trasferimento a piazzale Flaminio ed il nuovo corso dell’economia che fece preferire la delocalizzazione dei servizi, cambiò l’assetto organizzativo che divenne quello più tipico di un ufficio. Pina, quindi, ebbe più tempo a disposizione e col suo spirito di collaborazione, si dedicò ad apprendere meglio il funzionamento del computer per aiutare il difficile compito della segreteria e chiunque avesse un surplus di lavoro nell’organizzazione documentale.

In questi lunghi mesi di ufficio chiuso, quante volte abbiamo invocato il nome di Pina, vagando per le stanze svuotate dallo “smart working”. E quante volte abbiamo ricordato il profumo della pasta al forno immancabile nelle feste comandate, l’aiuto indispensabile nella gestione di quelle sale ed anche nella gestione di quelle carte che spesso tracimano dalle scrivanie più affollate. Nell’innaffiare le piante e cercando di gestire al minimo la cucina fredda della sua assenza, abbiamo sperato nel suo immediato ritorno, il ritorno alla normalità – oggi tanto agognato – di una chiacchiera in balcone, di una battuta su una ricetta e, ora che si avvicina Natale, di quella serie di addobbi e programmi di cui ogni casa ha bisogno.

Proprio ieri è partita l’ultima email verso l’indirizzo milia@conisma.it per avvertirla della commemorazione del nostro Fondatore. Pensavamo che le avrebbe fatto piacere ricordarlo insieme. Invece, cara Pina, sei andata a trovarlo, lasciandoci soli a pensare a lui e a te.