I ruscelli potrebbero salvare i grandi fiumi, i mari e gli oceani dall’eutrofizzazione. Sembra dimostrarlo un vasto studio condotto da Oak Ridge National Laboratory (Usa) e pubblicato su Nature. All’origine dei fenomeni di eutrofizzazione delle acque fluviali, lacustri e marine, che si manifestano con un eccessivo accrescimento di piante acquatiche e il conseguente degrado dell’ambiente, vi è l’accumulo di azoto. Questo deriva in gran parte dall’azione antropica, soprattutto dagli scarichi civili e zootecnici non depurati, e dalla lisciviazione di agenti fertilizzanti dai terreni agricoli. Esiste però un “filtro naturale” che sembra riuscire a ristabilire l’equilibro: gli ecosistemi dei piccoli corsi d’acqua infatti riducono naturalmente i nitrati generati dalle attività umane prima che questi raggiungano i fiumi più grandi e, in ultimo, mari e oceani. Nell’ambito del recente studio, che rappresenta il primo monitoraggio di questo tipo su scala mondiale, sono stati tenuti sotto osservazione per tre anni 72 corsi d’acqua che attraversano terreni di diverso tipo, tra Stati Uniti e Porto Rico, prendendo in considerazione l’intero processo di denitrificazione. Dopo aver introdotto nei ruscelli piccole quantità di un isotopo dell’azoto, i ricercatori hanno seguito gli spostamenti del nitrato che lo conteneva e hanno studiato i processi biologici e chimici per cui il composto veniva rimosso naturalmente dall’acqua. Si è così osservato che l’azoto viene assorbito in larga misura da alghe e altri microrganismi acquatici, mentre una frazione di nitrato è rimossa permanentemente grazie a un processo di denitrificazione ad opera di alcuni batteri. In una seconda fase dello studio, gli scienziati hanno sviluppato un modello predittivo per valutare l’efficienza di questo sistema nei piccoli e grandi corsi d’acqua: gli “ecosistemi anti-inquinamento” sembrano riuscire a contrastare l’azione antropica ma, avvertono gli autori, la sua efficienza si riduce con l’aumentare delle immissioni di azoto nelle acque.