Nel luglio 2007 la Regione Campania ha commissionato all’Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania (ARPAC) lo studio di fattibilità per la realizzazione di un progetto di monitoraggio integrato dei fenomeni di erosione costiera e di valutazione del rischio da inondazione costiera. Al fine della più efficace realizzazione dello studio, l’ARPAC ha attuato una specifica convenzione con il Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare (CoNISMa).

L’analisi integrata dell’assetto geomorfologico, degli aspetti fisiografici e sedimentologici, dei caratteri meteomarini e delle tendenze morfoevolutive del paesaggio costiero della Campania, ha permesso di focalizzare le strette relazioni tra fenomeni naturali ed insediamenti antropici e le perturbazioni agli equilibri ambientali dei 409 km di costa causate negli ultimi 50 anni o tuttora potenziali. Le coste campane sono formate per il 60% da ripide falesie, per il 40% da litorali sabbiosi sottesi alle piane alluvionali dei principali fiumi (Garigliano, Volturno, Sarno, Sele, Bussento, Mingardo) ed in minor grado da spiagge ciottolose di fondo cala (pocket beaches). I principali litotipi che formano sia le coste alte rocciose sia basse clastiche sono soprattutto di natura carbonatica (calcari, dolomie, arenarie), subordinatamente vulcanica (lave, piroclastiti, tufi) e terrigena (flysch calcareo-marnoso-argilloso) ed in minima parte metamorfica (scisti, cataclasiti). In particolare, circa 45 km di litorale che rappresentano rilevanti risorse economiche regionali, spesso di elevato pregio geoambientale e ad alta naturalità risultano attualmente in erosione.

Le zone di criticità sono state identificate con un approccio metodologico sistemico basato sulla suddivisione della costa in unità fisiografiche e geomorfiche caratterizzate da 3 differenti morfotipi (litorale, falesia, tecnocosta). In questi morfotipi, mediante una matrice d’interazione causa/effetto, sono stati parametrizzati semi-quantitativamente 6 principali geoindicatori (erosione, esondazioni fluviali, mareggiate, frane, sismicità e vulcanismo, opere ed attività antropiche) e i loro tempi di ritorno (<2, <5, <10, >10 anni). L’analisi è stata condotta nell’arco di 1 anno in 2 fasi, così articolate:

– reperimento e lettura critica della letteratura inerente la dinamica litoranea, finalizzata al censimento e alla caratterizzazione delle aree costiere con focus d’erosione;

– analisi su piattaforma GIS (Geographic Information System), di aerofotogrammetrie e basi cartografiche sia storiche sia recenti, progetti locali e regionali sulle aree marino-costiere redatti da o proposti ad Enti e Centri di Ricerca.

I risultati sono sintetizzati nella restituzione di cartografia geotematica e consistono nell’identificazione delle zone costiere ad alta criticità su cui orientare i successivi monitoraggi e gli interventi mitigativi dei fenomeni di dissesto, nell’ambito della gestione integrata della fascia costiera. Infatti, in base all’analisi dei fattori di criticità costiera, delle caratteristiche fisico-climatiche e meteomarine, dei geoindicatori identificati e dei rispettivi tempi di ritorno basati su modelli matematici, nonché dei processi recenti o attivi nelle varie unità geomorfiche che compongono la costa campana, sono state individuate alcune zone definite ad alta criticità. Tali zone ad alta criticità sono distribuite nel Litorale Domitio, nella Costa Vesuviana, in Penisola Sorrentina, nel Golfo di Salerno e nel Promontorio del Cilento. In accordo con le linee guida dettate dai progetti europei INTERREG M.E.S.S.I.N.A. e DEDUCE che raccomandano di applicare gli indicatori per valutare l’incidenza dei fenomeni d’erosione e di dinamica morfologica dei litorali nella gestione integrata e gli ordinamenti compartimentali della Regione Campania, è stato sviluppato un progetto di monitoraggio che prevede analisi di dettaglio, dalla grande alla piccola scala sia a mare sia a terra, mediante tecniche di rilevamento differenziate in base ai vari morfotipi costieri.

Il monitoraggio a grande scala, in particolare, consente di avere informazioni periodiche per territori ampi con risoluzioni ottimali mediante tecniche di controllo satellitari ed aeree, quali il telerilevamento SPOT e QuickBird, l’interferometria con radar aereotrasportato, il LiDAR, il sistema SHOALS e l’uso di aerofotogrammetrie georeferenziate. In tal caso, per estesi litorali si può valutare l’evoluzione della linea di riva, dei sistemi di foce, delle dune costiere e dei retrostanti ambienti salmastri (lagune) o dolcicoli (stagni, laghi). Lungo le coste alte e rocciose, invece, si possono osservare le variazioni delle falesie, i fenomeni d’instabilità in atto o quiescenti (frane, dissesti idrogeologici) e lo scalzamento al piede per opera del moto ondoso e delle tempeste marine. Infine, per il monitoraggio a piccola scala delle spiagge sabbiose e/o ciottolose sono indicati il DGPS (Differenzial Global Positioning System), la tecnica multifotogrammetrica ARGUS, le indagini ed osservazioni dirette sul campo. Questi interventi, realizzabili applicando criteri d’ingegneria naturalistica e bioarchitettura per la mitigazione dei fenomeni d’erosione e dissesto idrogeologico in atto e per la prevenzione di quelli potenziali, ricadono nell’ambito della più ampia gestione integrata della zona costiera (ICZM) della Campania.