Quali mari italiani?

“Ho bisogno del mare perché m’insegna […]”
(P. Neruda)

Le 30 università italiane ai vertici della ricerca marina che compongono il Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del mare, CoNISMa, hanno deciso di dedicare il loro 6° convegno nazionale ad un’approfondita conoscenza dei mari che circondano gli ottomila chilometri di costa italiana.

Un evento senza precedenti che vuole finalmente fare il punto sullo stato dell’ arte delle conoscenze scientifiche di una parte preponderante del territorio nazionale della quale ci ricordiamo solo d’estate ma che è, invece, una realtà importante per l’economia e il benessere ambientale non solo degli italiani, ma di tutta l’Europa.

Dal mare tutto parte e al mare tutto torna:
il mare non è una piscina le cui acque pulitissime ed asettiche sono indice di salubrità: il mare è vivo e la sua salute, e quindi la nostra, dipende da quella della flora e della fauna che lo abitano. Ciò che noi riversiamo in mare, anche non direttamente, attraverso corsi d’acqua, falde, atmosfera, tornerà immancabilmente a noi. Questo convegno, per la prima volta, metterà a confronto tutti i dati raccolti dai ricercatori e tenterà di dare una risposta non parziale sull’attuale condizione dell’habitat marino, vale a dire delle risorse che lo compongono e che ne determinano il funzionamento. Si parlerà di inquinanti nei sedimenti marini superficiali e di contaminazione chimica. Il CoNISMa, presenterà al congresso una raccolta di dati divisa per regioni e disponibile su Internet, relativi alla colonna d’acqua.

Il mare, risorsa alimentare e regolatore del clima:
si parlerà di riscaldamento delle acque e delle conseguenze che questo ha sull’habitat mediterraneo che è in rapida trasformazione. Il dibattito, quindi, si incentrerà sulla sostenibilità dei prelievi ed impatti della pesca, sulle Aree Marine Protette, valutando gli obiettivi di protezione raggiunti, i problemi e le prospettive di gestione, ma soprattutto i vantaggi che si sono raggiunti a favore della biodiversità, della filiera produttiva della pesca e dell’industria turistica.

Il VI convegno biennale del CoNISMa “Quali mari italiani?”, è un congresso scientifico atipico rispetto agli schemi usuali. Vuole offrire l’opportunità di verificare e censire le conoscenze sui nostri mari, visto, tra l’altro, che nessuna iniziativa politico-scientifica si profila, per uno studio completo, aggiornato e coordinato dell’Adriatico, dello Ionio, dello Stretto di Sicilia, del Tirreno, del Mar di Sardegna e del Mar Ligure.

La necessità primaria di censimento delle conoscenze ha portato numerosi ricercatori a riunirsi su uno o più temi relativi ad un’area geografica, affidando ad un portavoce il compito di comunicare i dati essenziali emersi dalla loro attività.

Tale verifica, costituirà un mosaico dal quale fare emergere non solo i tasselli mancanti, ma anche la estrema importanza di affiancare e far interagire tra loro più e vari elementi conoscitivi.

Questo sforzo particolare della comunità scientifica avviene in un momento della storia della ricerca italiana di grande sofferenza e vuole:

–  contribuire alla valorizzazione della preziosa attività svolta
– avviare in Italia un confronto sistematico tra ricerca e istituzioni, indispensabile per lo sviluppo del nostro Paese,
– offrire un’opportunità di verifica da parte dei cittadini dell’utilità degli investimenti pubblici nella ricerca scientifica.

In tale sistema di ricognizione e confronto è parso quanto mai utile poter contare, già dalla fase organizzativa, sulla collaborazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione per la Protezione della Natura, del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali  – Direzione generale della pesca marittima e dell’acquacoltura, del Comando Generale del Corpo della Capitanerie di Porto, dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA, dell’Istituto Idrografico della Marina – IIM, dell’Associazione ambientalista MAREVIVO, perché titolari di attività di rilevamento protratte nel tempo e che possono, con i dati trasferibili, costituire la base per delineare il sistema “Mari italiani”.