Inquadramento paleoecologico e situzazione attuale

di Cesare Corselli e Ferdinando Boero

Il primo e più sensibile sintomo del cambiamento climatico è identificabile nell’aumento di temperatura (riscaldamento globale) nell’atmosfera. Tale aumento si ripercuote sulle masse d’acqua che, notoriamente, tendono a accumulare e cedere calore in modo più lento rispetto all’atmosfera.
La tropicalizzazione dei biota mediterranei è evidente dalla provenienza delle specie aliene che, in questi ultimi decenni, sono entrate a far parte della fauna e della flora del bacino: sono quasi tutte di origine tropicale, e la maggior parte è entrata da Suez (Migrazione Lessepsiana). La biodiversità del Mediterraneo, quindi, sta assumendo molto rapidamente caratteristiche ad affinità tropicale.
Assieme alla tropicalizzazione, inoltre, si assiste allo spostamento verso nord delle specie tipiche della parte meridionale del bacino. Tale fenomeno è noto come meridionalizzazione. Un effetto collaterale di tropicalizzazione e meridionalizzazione dei biota mediterranei è la progressiva riduzione dei periodi favorevoli alle specie ad affinità fredda che si spingono verso la superficie, restando perlò al di sotto del termoclino estivo. Ma l’ecosistema marino marino mediterraneo non si è mai stabilizzato nel corso degli ultimi 18.000 anni e ha visto un continuo ingresso e ricambio nelle specie sia animali che vegetali. Ovviamente l’autoecologia dei singoli taxa ha consentito ad alcuni di permanere più a lungo nell’area mediterranea mentre altri hanno manifestato fugaci comparse nei momenti “climatici” a loro più favorevoli. (leggi il documento)